La Pista 500. Le nuove installazioni di Shirin Aliabadi, Thomas Bayrle, Julius von Bismarck, Alicja Kwade | Pinacoteca Agnelli, Torino

Pinacoteca Agnelli, Torino

Pinacoteca Agnelli

presenta 

La Pista 500
Le nuove installazioni di Shirin Aliabadi, Thomas Bayrle, Julius von Bismarck, Alicja Kwade

a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti

 

dal 3 novembre 2023

Pinacoteca Agnelli | Torino, via Nizza 230/103 (Lingotto)

 

La Pista 500, il progetto artistico di Pinacoteca Agnelli sull’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT sul tetto del Lingotto a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, si arricchisce da venerdì 3 novembre 2023 di quattro nuove installazioni di Shirin Aliabadi (Iran, 1973–2018), Thomas Bayrle (Germania, 1937), Julius von Bismarck (Germania, 1983) e Alicja Kwade (Polonia, 1979). Le opere accompagnano quelle già presenti di VALIE EXPORT, Sylvie Fleury, Dominique Gonzalez-Foerster, Louise Lawler, Marco Giordano e SUPERFLEX.

Le quattro nuove opere si inseriscono all’interno del percorso espositivo della Pista 500 sul tetto del Lingotto attivando inaspettate prospettive con il contesto che le ospita. Shirin Aliabadi è presentata con una fotografia in formato monumentale che occupa il billboard. Thomas Bayrle, in stretto dialogo con la mostra personale negli spazi interni della Pinacoteca, presenta una grande scultura in loop, una “nuova pista”. Julius von Bismarck, allestisce una spettacolare installazione sospesa nello spazio all’interno dell’iconica Rampa Sud. Alicja Kwade presenta un’opera dedicata alla misurazione del tempo, evocando il ruolo centrale che aveva nella fabbrica e nello spazio pubblico della città.

Il progetto sulla Pista 500 si confronta con l’architettura della ex fabbrica FIAT, con la sua eredità e le sue storie, con il paesaggio circostante e con il contesto urbano. Gli interventi all’aperto abbracciano i diversi linguaggi della scultura: installazioni ambientali, opere luminose o sonore e progetti di cinema espanso. Le opere accompagnano visitatrici e visitatori in una poetica esplorazione lungo la circolarità della pista, che da circuito chiuso si fa giardino aperto.  

LE NUOVE INSTALLAZIONI

Shirin Aliabadi è presente con l’opera Girls in Car, 2005 (2023).
Shirin Aliabadi (1973, Iran – 2018) è la seconda artista ospitata sul billboard della Pista 500 dopo Nan Goldin, che ha inaugurato nel 2022 questo progetto speciale di Pinacoteca dedicato all’esposizione di contributi visivi e fotografici. Il billboard imita i cartelloni da affissione solitamente posizionati ai lati delle strade, evocando, attraverso i lavori che presenta di volta in volta, i molteplici immaginari che questo formato porta con sé. Aliabadi è stata una fotografa e artista multidisciplinare che, nei suoi quasi vent’anni di carriera, ha guardato allo sviluppo di fenomeni culturali e sottoculturali nel contesto sociale iraniano. Nel suo lavoro fotografico si è dedicata specialmente al racconto di espressioni di emancipazione e riscatto femminile delle nuove generazioni, fino al 2018, quando è mancata prematuramente.
La fotografia Girls in Car (2005) fa parte di una serie di quattro immagini in cui Aliabadi ha documentato il fenomeno sociale delle serate passate in automobile, caratteristico della giovane classe media urbana in Iran negli anni duemila.  La gioventù theranese, limitata nella socializzazione con il genere opposto nello spazio pubblico, usava il viaggio in automobile come pretesto per interagire, causando ingorghi massicci nelle strade del nord della città. La fotografia, come le altre della serie, ritrae un gruppo di amiche che, vestite e truccate come per una serata fuori, partecipa a questa sorta di coreografia motorizzata a distanza. Alcune delle ragazze sorridono all’obiettivo di Aliabadi, altre più schive la guardano interdette. Nelle parole dell’artista “ogni volta che il mio flash scattava per strada attiravo molta attenzione. Le ragazze in macchina erano molto curiose e iniziavamo una lunga conversazione amichevole su perché stavo scattando le foto, cosa ne avrei fatto, dove sarebbero state pubblicate, ecc“. Il progetto propone una riflessione intima quanto puntuale su forme non previste di socialità e sui preconcetti che influenzano lo sguardo della maggior parte delle persone, specialmente nel caso di contesti che esulano dalla norma eurocentrica. “Questa immagine di donne costrette dalla tradizione e dall’hijab non è nemmeno lontanamente vicina alla realtà qui. Tutte avevano la musica accesa e chiacchieravano tra loro tra le auto, lanciavano sguardi e conversavano con ragazzi in altre vetture“.
Nei quasi venti anni che ci dividono dal momento in cui sono state scattate le foto, il lavoro di Aliabadi ha acquisito molti livelli di complessità, diventando testimonianza di un momento storico preciso all’interno della lunga e complessa storia dell’emancipazione femminile in Iran. Guardare questa immagine oggi fa inevitabilmente pensare al grande movimento di protesta insorto in seguito alla morte in circostanze sospette di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia religiosa a Theran per un uso scorretto dell’hijab nel settembre 2022. Represse con la violenza dalle forze di sicurezza iraniane, le manifestazioni sono state le più estese e consistenti nel paese dal 2009 e hanno suscitato grande partecipazione dalla comunità internazionale, che si è unita alla popolazione iraniana in protesta al grido comune di “donna, vita, libertà”. A un anno da quegli avvenimenti, di fronte a una battaglia per i diritti umani che è ancora tutt’altro che finita, il billboard vuole agire come un’eco della voce di Aliabadi, per far risuonare forme di narrazione di ieri fondamentali per capire le complessità di oggi.

Thomas Bayrle presenta Flamingo, 2023.
Artista della generazione del dopoguerra in Germania, Thomas Bayrle (1937, Germania) osserva da sessant’anni i processi di trasformazione della società e in particolare i meccanismi della produzione seriale di massa tipica dell’economia capitalista occidentale. Attraverso l’uso di media, materiali e tecniche diverse, l’artista affronta temi chiave come il consumismo, il potere e il lavoro, approfondendo le dinamiche sociali, politiche e produttive che definiscono il rapporto tra individuo e collettività.
In stretto dialogo con la mostra Form Form SuperForm, presentata al terzo piano della Pinacoteca Agnelli, Thomas Bayrle ha realizzato sulla Pista 500 una nuova scultura intitolata Flamingo. Questo modulo stradale, che incrocia visivamente la catena alpina sullo sfondo, appare come una potenziale estensione del circuito sul tetto del Lingotto. Si tratta di una strada che intreccia un’altra strada e sottolinea l’interconnettività dei flussi di persone, merci e prodotti che circolano nel nostro presente. L’opera richiama i nastri trasportatori della catena di montaggio dell’ex stabilimento FIAT, luogo simbolo della modernità a cui Bayrle già negli anni Settanta ha guardato come fonte d’ispirazione. Per anni questa fabbrica, esempio d’avanguardia, ha prodotto in serie le automobili, nuove icone contemporanee divenute espressioni di un inedito desiderio di massa. Innervando il paesaggio urbano, le strade fungono da nastri trasportatori di merci e persone e diventano anche metafore del corpo e dei suoi vasi sanguigni, delle connessioni neurali e del pensiero computazionale. In un loop infinito, Flamingo si erge come una montagna russa di ambizione, produzione e progresso inarrestabile, raccontando il modo in cui il capitalismo dà forma alle città.

Julius von Bismarck presenta Die Mimik der Tethys, 2019 (2023), commissionato e prodotto da Pinacoteca Agnelli.
La pratica multidisciplinare di Julius von Bismarck (1983, Germania) esplora la dialettica tra ciò che definiamo natura e ciò che definiamo cultura. Profondamente interessato ai processi ecologici e a come vengono percepiti e raccontati, nella sua ricerca coinvolge diversi media e ambiti di sperimentazione, spesso sconfinando in campi come la fisica, la tecnologia e le scienze naturali. Le sue opere, sia nel caso di installazioni sia nel caso di immagini o performance, raggiungono spesso una scala monumentale, confrontandosi con i fenomeni naturali e con le mitologie che li hanno accompagnati nel corso della storia umana.
Die Mimik der Tethys (Le Espressioni di Teti) consiste in una boa che fluttua ad alta quota al centro dell’iconica rampa elicoidale della ex fabbrica FIAT del Lingotto. Il suo movimento, che evoca quello provocato dalle onde, è realizzato attraverso un sofisticato sistema ingegneristico, che collega Die Mimik der Tethys a una boa sorella che si trova al largo dell’Oceano Atlantico. La boa originale trasmette continuamente dati di movimento via satellite al suo doppio e le informazioni guidano otto motori elettrici e argani a fune, che riproducono con precisione, in tempo reale, il suo moto. L’opera diventa così una sorta di macchina ipnotica, una presenza surreale che porta a immaginarsi che lo spazio monumentale della rampa possa contenere le onde dell’oceano.
L’opera sembra inoltre mettere in scena una leggenda legata all’architettura del Lingotto, che a causa della sua forma e scala mastodontica veniva definito in passato “il transatlantico”. Il titolo è ispirato alla figura di Teti, dea del mare della mitologia greca, figlia del cielo (Urano) e della terra (Gea). L’afflato letterario che questa personificazione porta con sé richiama una concezione romantica del mare, legata all’esperienza estetica ed emotiva dell’umanità di fronte alla grandiosità sublime della natura. Von Bismarck vuole farci confrontare precisamente con la nostra comprensione del concetto di natura, ponendo l’accento sul fatto che non sia una concezione innata, ma culturalmente costruita. L’oceano maestoso e indomabile della tradizione romantica stride con l’idea di mare che conosciamo, oggi al centro di urgenti questioni geopolitiche: quello il cui innalzamento è sintomo della grave crisi climatica contemporanea, quello dove migliaia di persone perdono la vita sulle rotte migratorie. Die Mimik der Tethys è allora una presenza dalla forte carica poetica, ma anche una testimone diretta del nostro tempo inquieto.

Alicja Kwade presenta Against the Run, 2023, commissionato e prodotto da Pinacoteca Agnelli.
La pratica poliedrica di Alicja Kwade (1979, Polonia) si confronta con le imponenti energie che regolano l’universo. Il suo lavoro esplora e mette in discussione l’essenza della nostra realtà, superandone i confini convenzionali. Con uno sguardo poetico quanto acuto, Kwade svela le sfumature in cui il discorso filosofico e quello scientifico incontrano i limiti della nostra percezione, coinvolgendo il pubblico in una profonda contemplazione dell’esperienza umana e dei suoi confini.
Against the Run (2023) è una nuova commissione realizzata dall’artista per la Pista 500. Un orologio apparentemente simile a quelli che si trovano nelle strade delle città svetta da una delle aiuole del giardino. A un primo sguardo, le sue lancette sembrano andare all’indietro, invertendo il meccanismo dell’orologio e così la linearità del tempo. In verità è il quadrante dell’orologio a muoversi, mentre le lancette continuano a segnare l’ora esatta. Attraverso questo piccolo inganno della nostra percezione, Kwade apre a una riflessione sulla dipendenza delle nostre vite quotidiane da una convenzione arbitraria come quella del tempo.
Il progetto si lega alla storia della fabbrica del Lingotto. Il design di Against the Run è infatti ispirato al modello di orologio storicamente utilizzato nelle fabbriche FIAT, evocando così il ruolo centrale che nella fabbrica aveva la misurazione del tempo, indice primario per stabilire la produttività di chi lavorava al suo interno. L’opera sembra richiamare il celebre “sciopero delle lancette” del 1920, quando, in opposizione all’applicazione dell’ora legale, i lavoratori della FIAT Brevetti di Torino decisero di portare indietro di un’ora le lancette di tutti gli orologi dello stabilimento. Quella dei lavoratori era una piccola azione, che tuttavia si confrontava con una regola enorme, quella del tempo universale coordinato – che, nel caso dell’Italia, veniva storicamente stabilito proprio nella città di Torino. È infatti da qui che, fino al 2016, è stato trasmesso il segnale orario codificato, ovvero il famoso trillo emesso dalla RAI per segnalare lo scoccare di ogni ora. Nel gesto dei lavoratori di cento anni fa, come nell’opera di Kwade oggi, la messa in discussione della misura su cui si basano le nostre giornate smaschera la labilità del concetto moderno di progresso e la fragilità umana di fronte alla sua disfatta.

 

LA PISTA 500
LA RIVOLUZIONE ALL’APERTO DELLA PINACOTECA AGNELLI

La Pista 500 è un progetto artistico che nasce nel 2022 come iniziativa di scultura pubblica della nuova Pinacoteca Agnelli.
La Pista 500 è un polmone verde a 28 metri di altezza con più di 40.000 piante di oltre 300 specie autoctone diverse. Il progetto di riconversione di FIAT, realizzato dallo studio Camerana&Partners con la consulenza di Cristiana Ruspa, è un suggestivo viaggio sul tetto della città nel verde, combinato con un esclusivo percorso test drive della FIAT Nuova 500 elettrica, icona di FIAT. Un parco sospeso da vivere e fruire in un’ottica ecosostenibile e inclusiva, che sarà ulteriormente valorizzato grazie al progetto di arte pubblica di Pinacoteca. 

Il giardino pensile sarà arricchito regolarmente di installazioni ideate specificamente da artiste e artisti internazionali per i suoi spazi. Il progetto artistico sulla Pista 500 è pensato per ampliare l’esperienza di un luogo simbolico della città per renderlo anche una destinazione culturale. Gli interventi sulla pista abbracciano diversi linguaggi della scultura: installazioni audio o ambientali, opere luminose o sonore, interventi video o di cinema espanso, sculture che sperimentano con materiali urbani, progetti funzionali alle necessità di chi attraversa la pista o legati all’architettura industriale.
Le opere, interattive e coinvolgenti, invitano il pubblico della Pista 500 a riflettere su quale sia il significato di spazio pubblico oggi, e quali le storie e i monumenti con cui vogliamo abitarlo. Si confrontano con l’eredità della fabbrica, per esplorare le implicazioni sociali, culturali e politiche della sua trasformazione, o entrano in dialogo con il paesaggio naturale e urbano che circonda l’edificio, facendo emergere la tensione tra naturale e artificiale che lo caratterizza.

Il programma, a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, offre prospettive plurali sull’idea di arte pubblica, attraverso opere di pionieri ricontestualizzate, progetti iconici contemporanei, nuove commissioni site-specific ad artiste e artisti di rilievo internazionale e un’attenzione alle pratiche emergenti. I singoli progetti sono pensati per essere inaugurati gradualmente nel corso dei prossimi tre anni, secondo un percorso espositivo in continua trasformazione. Gli immaginari proposti dalle sculture dialogano con la riconversione dell’archeologia industriale del Lingotto da circuito chiuso a strada aperta, da luogo produttivo a spazio da abitare insieme. L’idea è quella di una mostra all’aperto che si sviluppa nel tempo oltre che nello spazio, con dialoghi sempre nuovi tra le opere esposte, il luogo che le ospita e il pubblico variegato e molteplice a cui si rivolgono.

La Pista 500 offre ai visitatori la possibilità di accedere al FIATCafé500, il nuovo spazio per il pubblico posizionato all’interno di Casa 500 al quarto piano di Pinacoteca. Il nuovo FIATCafé500 sposa il desiderio di raccontare la storia e il design della 500 con quello di creare uno speciale luogo d’incontro e di condivisione per il pubblico.

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