Thomas Bayrle. Form Form SuperForm | Pinacoteca Agnelli, Torino

Pinacoteca Agnelli, Torino

Pinacoteca Agnelli

presenta 

Thomas Bayrle
Form Form SuperForm

a cura di Sarah Cosulich & Saim Demircan

 

3 novembre 2023 – 2 aprile 2024

Pinacoteca Agnelli | Torino, via Nizza 230/103 (Lingotto)

Pinacoteca Agnelli presenta da venerdì 3 novembre 2023 a martedì 2 aprile 2024 la mostra personale di Thomas Bayrle (Berlino, 1937) intitolata Form Form SuperForm, a cura di Sarah Cosulich e Saim Demircan.

La mostra Form Form SuperForm propone un percorso retrospettivo non lineare attraverso temi chiave della pratica di Bayrle come il consumismo, la produzione in serie, il potere, l’economia e la fede, in stretta connessione con la sede dell’ex fabbrica FIAT del Lingotto che ospita il progetto.

Artista della generazione del dopoguerra in Germania, dagli anni Sessanta Thomas Bayrle osserva i processi di trasformazione della società evidenziando nelle sue opere il rapporto di interdipendenza tra azione individuale e collettività. Pur dialogando con i principali movimenti artistici all’inizio della sua carriera, dalla Pop Art all’Op Art al Concettuale, Bayrle ha sempre portato avanti una posizione autonoma, al di fuori di ogni classificazione. Le sue opere sono caratterizzate da immaginari ironici e pop e dalla sperimentazione di media, materiali e tecniche molto diverse tra loro. Fortemente influenzato dalle sue prime esperienze lavorative come tessitore industriale, Bayrle ha riconosciuto il principio di ripetizione come fondamentale chiave di lettura delle dinamiche che coinvolgono l’individuo e il suo agire.

La mostra prende il titolo dalle sue celebri “superforme”, complessi pattern realizzati da Bayrle a partire dalla ripetizione di unità, di persone, prodotti o meccanismi, con cui negli anni Sessanta ha anticipato il linguaggio digitale del pixel. Attraverso di esse l’artista ha messo in relazione la religione con il consumismo, la fabbrica fordista con le chiese gotiche, il capitalismo con Mao Tse Tung, i processi del corpo umano con i pistoni dei motori, le autostrade con i flussi finanziari.

In una fascinazione che già dagli anni Settanta ha portato Bayrle a guardare alla Fiat come fonte d’ispirazione per il suo lavoro, l’ex fabbrica del Lingotto rappresenta oggi un luogo simbolico per accogliere la mostra Form Form SuperForm. Nello sguardo dell’artista, la modernità della fabbrica di automobili FIAT riecheggia con la costruzione di icone e desideri nella società del consumo, ma anche con le dinamiche produttive che dal dopoguerra hanno dato forma al mondo di oggi.

L’esposizione fa parte del programma espositivo della Pinacoteca Agnelli, che comprende progetti monografici dedicati ad artiste e artisti contemporanei, attraverso percorsi in grado di aprire nuove letture della storia dell’arte in relazione alle pratiche artistiche del presente. 

PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra si sviluppa al terzo piano di Pinacoteca Agnelli, attraverso 9 sale che accolgono più di 90 opere.

La prima sala, CONCERT, è il cuore pulsante della mostra e si presenta come un concerto per macchine e pistoni, dove la ripetizione della produzione industriale e dei principi che regolano il lavoro si fondono con musica e spiritualità. Un grande wallpaper con la ripetizione modulare del logo Chrysler avvolge la sala e diviene la quinta scenica per un gruppo di motori Ford, Vespa, Volkswagen e Citroën, guidati da un tergicristallo Audi come direttore d’orchestra. Il suono dei loro ingranaggi e pistoni si unisce a quello di avemaria recitate in chiesa o di celebri canzoni. Al tempo stesso, immagini d’archivio dell’ex fabbrica Fiat e della Pista del Lingotto, intrecciate tra loro, divengono la matrice di due grandi pneumatici su tela realizzati da Bayrle specificatamente per la mostra.

La stanza NEW DESIRES racconta gli immaginari collettivi della Germania del dopoguerra, basati sui nuovi desideri consumistici e sui prodotti – detersivi, automobili e vestiti – che li soddisfano. Nella stessa sala, la serie Feuer im Weizen (1970) mostra in modo ironico la nuova attitudine nei confronti del corpo ispirata dalla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta. Mentre opere come Motta (1966) e Pegulan (1967) riflettono sul potere dei nuovi linguaggi della comunicazione come la pubblicità e il design commerciale.

WEAVING STREETS presenta opere che si focalizzano su paesaggi urbani e strade, come nodi di connessione tra automobili, merci e persone, svelando il modo in cui il capitalismo modella lo spazio. In $ (1981) i flussi del traffico si confondono con i flussi finanziari, sottolineando come la produzione di valore si sia estesa a nuovi ambiti della vita.

Nella quarta sala, THE FACTORY, Arbeiter (Chinesisches Schriftzeichen: Erde) (2005) presenta figure di operai cinesi al lavoro ritratte su larghe bande incrociate di cartone simili a nastri trasportatori. Con quest’opera Bayrle riflette sul valore unico dell’identità individuale in contrapposizione alla produzione seriale. Rievocando il passato industriale del Lingotto, l’artista mette in luce le connessioni tra lavoro, individuo e cultura di massa attraverso geografie e tempi differenti.

Nel corso della sua carriera Bayrle reinterpreta soggetti classici dell’iconografia religiosa alla luce dei cambiamenti economici e sociali. Nella stanza MODERN ICONS, una Madonna con Bambino composta da immagini di automobili Mercedes ripetute e distorte, evidenzia le connessioni tra spiritualità e seduzione, icona e status symbol, fede e consumismo. I battistrada dei tre pneumatici appesi alla parete, incisi con tante piccole croci, implicano la presenza di sacralità anche nelle tracce lasciate dal progresso e dal movimento dell’uomo. 

Nella sesta sala, SUPERFORM SUPERSTAR, una quadreria di stampe serigrafiche celebra le “superforme”, immagini costruite da altre immagini con cui Bayrle anticipa il linguaggio digitale dei pixel. Le opere rivelano le connessioni tra lavoro, consumismo, finanza, intrattenimento e politica. In dialogo con la quadreria, un gruppo di tele affronta questioni come il turismo di massa e l’industria hollywoodiana con il suo culto per le superstar. La figura di Giovanni Agnelli, già ritratta da Bayrle nel 1972 per mezzo di immagini della catena di montaggio Fiat, viene ora rappresentata da una trama di iPhones, nuovi simboli di progresso. 

PRODUZIONE BAYRLE è un omaggio alla mostra del 1967 alla Galleria Apollinaire di Guido Le Noci a Milano, dove l’artista aveva rivestito tutto lo spazio, dalle pareti al pavimento, con motivi pop ispirati da nuovi prodotti di consumo e brand. Gli stessi erano poi stampati anche su impermeabili in plastica che i visitatori potevano indossare. La sala celebra l’approccio orizzontale all’arte di Bayrle e il suo sguardo su immagini, merci e corpi come parti di un unico mondo connesso.

Il video Autobahnkreuz (2006) nell’ottava sala, CROSSROADS, è una caleidoscopica composizione di riprese di autostrade su cui sfrecciano automobili senza interruzione. Man mano che la lente si allarga passando a una visione di insieme, i frammenti si moltiplicano e sullo schermo appare l’immagine dell’icona medioevale di un Cristo in croce. Questo “superorganismo” rivela come spiritualità, produzione industriale, flussi di dati e gli immaginari legati alla società capitalista sono per l’artista espressioni diverse della stessa matrice.

L’ultima stanza, MAO AND THE MACHINE, presenta uno dei pionieristici quadri cinetici realizzati manualmente da Bayrle negli anni Sessanta e in cui incrocia meccanicamente due immagini dipinte. L’opera è dedicata ai processi di trasformazione della società cinese e al comportamento delle masse che, guidate da Mao, si muovono all’unisono nelle celebrazioni in piazza, nelle manifestazioni sportive o tra le catene di montaggio. La coreografia di propaganda del soggetto si rispecchia nella coreografia con cui l’artista collega processi della società apparentemente lontani ma legati in realtà da uno stesso meccanismo. 

THOMAS BAYRLE SULLA PISTA 500
In dialogo con la mostra personale negli spazi interni della Pinacoteca, Bayrle ha inoltre realizzato una nuova opera sulla Pista 500. La scultura, intitolata Flamingo (2023), è un grande modulo stradale che richiama i circuiti delle merci e i nastri trasportatori della linea di assemblaggio, incrociando visivamente la catena alpina sullo sfondo. L’opera appare come un’estensione del circuito sul tetto del Lingotto e rimanda all’interconnettività dei flussi di persone, merci e prodotti che circolano nel nostro presente. In un loop infinito, Flamingo si erge come una montagna russa di ambizione, produzione e progresso inarrestabile, raccontando il modo in cui il capitalismo dà forma alle città.

LA PUBBLICAZIONE
Form Form SuperForm è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio, in italiano e inglese, pensato come una lettura completa dell’opera di Bayrle attraverso una selezione di interviste all’artista realizzate tra il 2002 e il 2018 da alcuni curatori e collaboratori: Lars Bang Larsen, Daniel Birnbaum, Sarah Cosulich, Massimiliano Gioni, Udo Kittelmann, Hans Ulrich Obrist e Sabine Schulze. La raccolta di testi, a cura di Saim Demircan, racconta diversi lati del pensiero e della pratica artistica di Bayrle, come il suo rapporto con l’insegnamento, l’interesse per la Cina o la fascinazione per la moda e il turismo di massa in Italia. Ai testi si alternano oltre duecento immagini delle opere che l’artista ha realizzato dagli anni Sessanta a oggi e offre un’occasione unica per immergersi nell’universo di Bayrle.

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